Un incontro, con già una lite in strada, tra il 16enne attualmente al Pratello e l’amico che qualche giorno dopo sarebbe rimasto ferito nell’altro più tragico litigio. Dagli interrogatori che sta conducendo la polizia emergono dettagli sulla vicenda sfociata con la morte di Fallou Sall, il giovane di 16 anni ammazzato con una coltellata al cuore la sera di mercoledì 4 settembre in via Piave. Sentendo varie testimonianze, è emerso che il sabato precendente il delitto – era il 31 agosto – il ragazzo accusato dell’omicidio di Fallou e l’amico coetaneo bengalese hanno avuto un acceso alterco non lontano dalla zona dove alcuni giorni dopo si è consumata la tragedia. A quanto si apprende, a quell’incontro non era presente la vittima. Un litigio aggressivo, viene descritto, ma solo a parole: pure in quel caso ci sarebbe stato un inseguimento tra le vie, come poi avvenuto tragicamente il 4 settembre. Quel sabato il giovane che sarebbe divenuto il mercoledì successivo l’aggressore di Fallou pare sia stato inseguito da un gruppetto di ragazzi, che poi hanno a un certo punto lasciato perdere. Una dinamica che per la difesa del 16enne attualmente in carcere è la stessa occorsa la tragica sera del delitto: stando alla versione dell’aggressore di Fallou, infatti, più persone lo hanno inseguito lungo via Piave dopo un litigio al parco del velodromo, lo hanno raggiunto e bloccato. A quel punto lui, per paura, così ha raccontato, avrebbe iniziato a colpire alla cieca col coltello che aveva in tasca, prendendo fatalmente Fallou e ferendo al collo l’amico bengalese, lo stesso col quale – si apprende appunto ora – aveva litigato 4 giorni prima. Agli inquirenti ha confermato di non conoscere la sua vittima, ma di sentirsi preso di mira dal gruppetto da lui frequentato. Ragazzi che con la famiglia aveva denunciato.
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