Entrano in gioco i super esperti per cercare di dare spiegazioni su quanto avvenuto nei giorni dell’alluvione che ha investito il ravennate – insieme a buona parte dell’Emilia-Romagna – tra maggio e giugno dello scorso anno; e per capire se si poteva fare qualcosa per evitare morti e gente rimasta senza casa: in quei tragici giorni, tra Bologna e la Romagna, l’ondata di acqua e fango causò 16 decessi e 23mila sfollati. E’ la Procura di Ravenna, che ancora ha aperta un’inchiesta in merito insieme ai colleghi magistrati di Forlì-Cesena, ad aver dato mandato ufficiale a tre consulenti del Politecnico di Milano per fare luce su quelle giornate. Si tratterebbe di un geologo, un meteorologo e un ingegnere idraulico che si metteranno al lavoro già dalla prossima settimana. Il fascicolo è in mano al Procuratore capo Daniele Barberini, aperto per disastro colposo e contro ignoti: il quesito formulato è quello di determinare non solo la prevedibilità dell’evento, ma pure se e quale ruolo la prevenzione avrebbe potuto giocare per impedire o alleviare gli effetti dell’evento stesso. Appunto morti e sfollati; ma neppure va dimenticata l’incredibile conta dei danni che su tutto il territorio regionale è pari a 9mld di euro. A quanto si apprende, giorni fa c’è stato un incontro con scambio di informazioni con la Procura forlivese-cesenate ma è emerso che i due pool inquirenti si muoveranno autonomamente. Due gli eventi alluvionali che a maggio colpirono il territorio ravvenate, 8 i morti totali in quell’area. Per i fascicoli aperti per omicidio colposo c’è già stata richiesta di archiviazione. Sarà un lavoro molto lungo, non si nasconde il Procuratore Barberini interpellato, perché il fenomeno è stato così ampio che è difficile trovare qualcosa di analogo.
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