Non si placano le polemiche sullo stop alle nuove scuole Besta di San Donato. Dopo mesi di braccio di ferro con i comitati contrari all’abbattimento di una quarantina di alberi nel parco Don Bosco e il dietrofront del sindaco Lepore – ufficializzato sabato scorso – ora ad attaccare sono le opposizioni. I consiglieri comunali di Fratelli d’Italia puntano il dito sui costi che comporterà la rinuncia al progetto della nuova scuola con il conseguente spostamento delle Besta al polo dinamico di fronte al liceo Copernico. “Che fine faranno i quasi 17 milioni di euro richiesti dal Comune alla Banca europea per gli investimenti, al Pnrr e al ministero?” – domandano. “Chi ripagherà i 600.000 euro già spesi solo per la progettazione, le penali che saranno da versare per il fermo cantiere e per l’annullamento dell’esecuzione del progetto?”, attaccano i meloniani. “Tutti questi danni alla città – dicono – potevano essere evitati fermandosi prima”. A rincarare la dose ci pensa l’europarlamentare neoeletto di Fratelli d’Italia Stefano Cavedagna, che fa sapere che presenterà una interrogazione sul caso alla Commissione Europea per sapere se sia possibile fermare un progetto già finanziato dalla Banca Europea degli investimenti e se sia necessario restituire la somma finanziata e con quali penali. In mezzo ci sono i cittadini. In questo caso le famiglie del comitato a favore della nuova scuola che non si farà più. Il Comitato Nuove Besta-Quattrofoglie non parla di sconfitta. “C’è chi cerca vittorie e chi trova le soluzioni” – dicono i rappresentanti – la scelta di spostare la scuola media del parco Don Bosco al Polo dinamico del Copernico “potrebbe essere rappresentata come una vittoria”. Perché, spiegano i bolognesi che si sono battuti per la realizzazione del progetto, “si sono raggiunti tutti gli obiettivi, a partire dalla realizzazione di una scuola che possa essere attrattiva e di prossimità, adeguata dal punto di vista pedagogico-educativo, strutturalmente idonea anche dal punto di vista di sicurezza sismica, barriere architettoniche, efficientamento energetico, igiene e salubrità interna”. Certo, aggiungono, quella scelta dal Comune non è “la situazione ottimale”, ma “abbiamo condiviso l’esigenza di abbassare la tensione e placare gli animi, riportando la discussione dall’ambito della lotta e del conflitto al livello del confronto civile e della concretezza delle soluzioni”.
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