E’ “tutt’altro che remota” l’ipotesi che Giampiero Gualandi possa aver finito per non reggere più la pressione emotiva esercitata su di lui dagli atteggiamenti “assillanti o persecutori” di Sofia Stefani, “fino a perdere il controllo al punto da vedere nell’eliminazione fisica della persona che costituiva il proprio problema l’unica via d’uscita percorribile per riguadagnare la perduta stabilità psicologica”. E’ quanto scrivono i giudici del tribunale del Riesame di Bologna per motivare la conferma della custodia cautelare in carcere a carico di Giampiero Gualandi, l’ex comandante della polizia locale di Anzola nell’Emilia, accusato di aver ucciso con un colpo di pistola al volto l’ex collega di 33 anni Sofia Stefani lo scorso 16 maggio. L’uomo, 62 anni, aveva da tempo una relazione extraconiugale con la donna. Gualandi, viene ricostruito da Giudici, si era premunito della pistola, prelevandola dall’armeria, per usarla contro di lei, ben sapendo che la donna sarebbe arrivata nel suo ufficio per un incontro chiarificatore sul loro rapporto.
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