Lo scoglio dell’affluenza, si sapeva, era il più duro da oltrepassare. E così non è avvenuto, come si era pronosticato: nessuno dei 5 referendum abrogativi ha passato il segno della validità. Al di là dei risultati. Comunque la maggioranza delle schede votate è stata per il sì in tutti i quesiti. Poco meno di un terzo degli elettori si è presentato alle urne: 30,58% in linea generale, con qualche scostamento scheda per scheda. L’Emilia-Romagna si conferma una delle regioni più affezionate al voto, dietro solo alla Toscana: da Piacenza a Rimini si è raggiunto il 38% di affluenza, siamo in ogni caso lontani dal quorum. Bologna è il capoluogo dove si è votato di più, con una percentuale che è arrivata al 44,6%; Piacenza quello con meno presenza ai seggi, 27,83 punti percentuali. Affluenza bassa anche a Rimini, 31,15%. Il quorum è stato raggiunto a Fabbrico, provincia di Reggio Emilia, con una percentuale del 52,84% di votanti; idem ad Anzola dell’Emilia, nel bolognese, 50,16%. Maglia nera in assoluto a tre comuni: nel piacentino Morfasso e Ferriere hanno visto disertate le urne, ha votato il 15,33 e 15,61%; poco di più a Goro, nel ferrarese, con 15,65 punti percentuali. Infine, per quel poco che contano ormai, ci sono i risultati: in Emilia-Romagna i due quesiti che hanno registrato l’affluenza più alta sono stati il numero 4, scheda rossa, sulla responsabilità per gli infortuni sul lavoro; e il numero 5, scheda gialla, sulla cittadinanza italiana. Per entrambi ha vinto il sì, ma la forbice è molto diversa: per la scheda rossa ha prevalso l’abrogazione della norma con l’87,1%; per quella gialla con il 64,32. Bologna il capoluogo dove il quesito 4 ha visto la vittoria più alta; Piacenza quello dove il quesito 5 ha visto il distacco più ridotto.
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