Producevano moneta falsa direttamente a casa loro e la smerciavano tramite un canale aperto attraverso una app di messaggistica. Li ha beccati la guardia di finanza di Forlì, il Gruppo antifalsificazione monetaria e il Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche, coordinati dalla Procura romagnola, che in città ha scoperto, dietro i due soggetti, un articolato sodalizio criminale con contatti non solo in tutta Italia, ma anche all’estero. Entrambi sono indagati, a vario titolo, per le ipotesi di reato relative alla produzione e spendita di banconote false, uno è finito in manette. Sono state poi sequestrate oltre 4.500 banconote contraffatte di vari tagli, ma pure varie monete da 2 euro, per un valore – ovviamente solo nominale – di circa 170.000 euro; sotto sequestro anche sei computer, tre smartphone, quattro tagliacarte, tre stampanti, cliché e altri strumenti per la creazione dei sigilli di sicurezza. Nel corso delle perquisizioni trovate pure numerose sim telefoniche, droga insieme a strumenti per il taglio e la pesatura, un documento di identità falso e una cartuccia calibro 12. Le indagini hanno portato i finanzieri anche nelle province di Asti e Chieti. A Forlì i baschi verdi hanno scoperto come le abitazioni dei due indagati fossero in realtà due siti destinati alla produzione, stoccaggio e vendita di banconote e monete contraffatte. Denaro falso che – insieme a sostanze stupefacenti – veniva commercializzato attraverso profili e canali social network, anche in numerosi paesi stranieri.
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